Paolo Polvani intervista Mariapia Veladiano


Mariapia Veladiano è l'autrice del romanzo La vita accanto, edito da Einaudi e vincitore del premio Calvino 2010.
Protagonista del romanzo è Rebecca, una bambina brutta. Di una bruttezza che costringe a vivere sempre in punta di piedi, sul ciglio estremo del mondo.
Come scrive l'autrice: - Una bambina brutta è grata a tutti per il bene che le vogliono, sta al suo posto, ringrazia per i regali che sono proprio quelli giusti per lei, è sempre felice di una proposta
che le viene rivolta, non chiede attenzioni o coccole, si tiene in buona salute, almeno non dà preoccupazioni dal momento che non può dare soddisfazioni.-
Una libro molto bello, scritto con mano appassionata.


INTERVISTA


1. Col tuo romanzo affermi che non sempre gli eroi sono giovani e belli.
 Essere brutti costituisce oggi un allarme sociale?
Oggi c’è un paradosso pazzesco: da un lato la cura di sé, anche delle giovanissime e dei giovanissimi, fa sì che in generale si abbia un aspetto più gradevole, curato, appunto. Ma il canone estetico è molto molto stretto ed esigente: definisce altezza, peso, taglio di capelli. E accessori, e quindi comprende anche la ricchezza. E questo è pericoloso, evidentemente. E comprende anche l’età: bellezza sta con giovinezza, spesso giovinezza estrema. In un  canone così tirannico non si entra mai del tutto e si rischia di passare la vita a inseguire qualcosa che non avremo mai, assolutamente mai. Si passa la vita a sognare un’altra vita. E intanto la vita passa. Questo è tremendo, soprattutto per chi è molto giovane. L’idea che la bellezza sia tutto, inoltre, fa sì che non si creda in se stessi, nel proprio talento. Con una deriva orribile: si crede che sia necessario “conoscere qualcuno” per farcela, avere una raccomandazione. Un’incertezza del sé così tremenda è devastante.

2. Nelle pagine del romanzo è presente molta musica. Pur non essendo un esperto, non mi sembra si tratti di musica dai grandi slanci sentimentali, ma al contrario legata a schemi abbastanza geometrici. Sembra suggerire la volontà di ripristinare un ordine che è stato sovvertito dal disordine della bruttezza
 La musica è la prima voce di Rebecca, la protagonista del libro. Da bimba vive rinchiusa nella casa del silenzio. La musica è la sua prima voce, la prima voce che finalmente viene ascoltata e che forse arriva anche alla madre apparentemente distante. Alla fine del libro la musica rappresenterà insieme una vita possibile e la bellezza che può attraversarci ed essere regalata al mondo. Una trasfigurazione possibile, in termini più teologici.

3. Rebecca è sempre molto, forse troppo controllata, non conosce cedimenti, sfoghi, rancori.
Scrive da una prospettiva adulta. Ha imparato dalla maestra De Lellis l’arte di non provare rancore. “Devi odiarlo”, le dice l’amica Lucilla alla fine del romanzo parlando del padre. “L’odio è per chi non capisce”, risponde lei. E’ libera dal rancore. Il rancore blocca la propria vita. Non provare rancore ci restituisce la vita tutta intera.


4. Hai ricalcato il motivo del brutto anatroccolo, quindi non ci sono speranze di riscatto per chi è brutto e privo di talento ?
No no. E’ vero il contrario. C’è sempre una vita, purché ci si veda gli uni gli altri, purché intorno a noi non ci sia uno sguardo escludente, giudicante. Rebecca vive eccome alla fine. Una vita normale, non sfolgorante, normale, con rapporti belli.

5. Quanto c'è di autobiografico nella narrazione ?
 Poco poco nei fatti. Tutto nelle emozioni e nei sentimenti.

6. Chiudi il romanzo con la notazione che Rebecca abita nel quartiere delle Barche. Che percentuale di realtà è presente nella storia?
Rebecca non è realmente esistita. Moltissimi lettori e lettrici però mi hanno scritto riconoscendosi in lei, in alcuni suoi sentimenti.

7. Il messaggio è che anche il rospo è un capolavoro di Dio, secondo il
bellissimo verso di Withman?
E’ che possiamo far sì che nessuno si senta un rospo, per usare la sua immagine. E questo è davvero divino.

8. Che cosa hai scritto prima di questo romanzo?
Altri romanzi. Molti racconti. Ho collaborato per vent’anni al Regno, una rivista di teologia. Con articoli di servizio, su chiesa e ambiente, teologia ed economia, economia della felicità.

9. Che stai scrivendo attualmente ?
Scrivo recensioni, racconti, collaboro con Repubblica. Accompagno ancora Rebecca: molte scuole superiori hanno adottato il libro per le quarte e quinte. Incontro i ragazzi. E’ molto bello. Mi danno letture così personali del libro! Bello.

mariapia veladiano